STORIA DI SUMMONTE
-
Origini
Se l'origine toponomastica di Summonte risale al periodo medievale e deriva chiaramente dal latino "sub-montem" o "trans-monte", cioè sotto il monte, per via della sua posizione alle falde del monte Vallatrone, la presenza dell'uomo in questo territorio è assai più antica sia per il ritrovamento di alcune tombe di epoca preromana, probabilmente osche, che per il passaggio in loco di una via molto importante che collegava Abellinum alla Valle Caudina; la via "Campanina". Secondo Carlo Aristide Rossi, il primo insediamento stanziale potrebbe farsi risalire al periodo delle scorrerie barbariche del vandalo Genserico in Campania tra il 455 e il 465 d.C., e dice: "Molti del Nolano fuggirono per i monti do Avella, pervenendo al campo di Summonte. Ad essi si unirono molte famiglie di Avellino. Tutti costoro dettero origine al paese di Summonte che si chiamò castrum Submontis". Lo Scandone, illustre storico irpino, ipotizza invece che Summonte esisteva già nel periodo romano, come piccolo centro fortificato gravitante sulla colonia di Abellinum e costruito in funzione di difesa del passaggio che immetteva nella valle caudina.
-
I Longobardi
Il primo documento che si riferisce in modo chiaro a Summonte è del 769 d.C. ed è costituito dall'atto di un patrizio longobardo di nome Leo all'Abbazia di Montecassino; con tale atto venivano donati oltre ad una grossa curtis, cioè il casale Pantano nei pressi di Benevento, sette curtes minori, site nel territorio di "Abellino seu de Transmonte". Dall'analisi di questa fonte, quindi, è verosimile pensare che in età altomedioevale esisteva un primo nucleo del castrum submontis, attestatosi nei pressi della via Campanina, con funzioni di avvistamento e controllo del territorio.
-
I Normanni
Con la fine del dominio longobardo e l'ascesa dei Normanni, Summonte passò alla condizione di feudo, tanto che il borgo venne murato e dotato di un castello. A conferma di ciò un documento del 1094 che cita un "castellum qui dicitur Submonte". Il primo signore feudale conosciuto fu Raone de Fraineta che ricevette il maniero come suffeudatario del conte di Avellino, Ruggiero de Aquila. Successivamente il castrum venne conquistato dal Re Ruggiero II di Sicilia ed affidato a Raone Malerba, ricordato in alcuni documenti come "dominus de castello Submonte" insieme al figlio Boemondo.
-
I Malerba
Sotto il dominio dei Malerba, il feudo acquistò prestigio soprattutto per merito di Roberto Malerba che, godendo della stima dall'imperatore Federico II, ebbe importanti cariche: nell'anno 1233, quella di provisore reale dei castelli del principato, che comprendeva Avellino, Salerno e Benevento e successivamente quella di Giustiziere in Calabria. E' noto anche che prima della sua nomina come giustiziere, Roberto ebbe da Federico II l'incarico di custodire nel castello di Summonte il cavaliere lombardo Obertino da Mondello. Questi era stato fatto prigioniero nella battaglia di Cortenuova (22 novembre 1237) in provincia di Bergamo, nella quale si era combattuto aspramente tra l'esercito di Federico e la lega dei comuni lombardi. La lega aveva subito una dura sconfitta, tanto che rimasero nelle mani dell'imperatore il famoso carroccio e migliaia di prigionieri, tra cui il podestà di Milano, il veneziano Pietro Tiepolo, che fu impiccato. L'ultima Malerba, feudataria di Summonte, fu Francesca. Alla morte di Francesca successe il suo figliastro Cicco da Tolentino, che va ricordato per un contratto stipulato con l'abate di Montevergine che contribuiva a creare, insieme ad un precedente accordo tra la comunità summontese e quella del casale delle Fontanelle (futuro Ospedaletto d'Alpinolo) le condizioni di una duratura collaborazione tra le due comunità.
-
Gli Aragonesi
Dopo Cicco da Tolentino, il feudo passò ai De Lagonessa o Della Leonessa, mentre con l'ascesa al trono del Re Ferrante d'Aragona il feudo venne ceduto dal sovrano a Troiano Spinelli, perchè i De Lagonessa parteggiarono per Renato d'Angiò contro Alfonso d'Aragona, nella disputa al trono di Napoli. Dopo gli Spinelli il feudo fu acquistato da Antonio Carafa, nipote del papa Paolo IV. Ai Carafa subentrarono i Cattaneo e i Doria, che rimasero alla guida di Summonte per oltre duecento anni, fino alla eversione della feudalità sancita nel regno di Napoli sotto Giuseppe Bonaparte nel 1806.
-
Dal 1800...
Nei primi anni del 1800, venne costituito a Summonte un attivo nucleo carbonaro: "I pitti del Partenio all'O. di Summonte", dove O. deve intendersi oriente, secondo il gergo massonico. Erano carbonari summontesi Severino e Vincenzo De Cristoforo, Angelo Brosca, Carlo Andrea Del Gaizo, Giuseppe De Masi e tanti altri. Negli anni successivi alla realizzazione dell'Unità d'Italia, Summonte fu turbata dal brigantaggio, soprattutto a causa dell'ampia e impervia zona montana, che favoriva la latitanza anche dei gruppi di una certa consistenza. A quanto risulta da una pressante richiesta di intervento fatta dal sindaco di Mercogliano nel luglio del 1861, sul campo di Summonte si erano radunati ben cinquecento banditi.
COMMENTA E CONDIVIDI