PALIUM SANCTI MARTINI
La manifestazione riveste un interesse storico, culturale e religioso ed ha lo scopo di coinvolgere ed aggregare l'intero paese. La principale funzione è la riscoperta della figura di S.Martino (316-397 d.C.), patrono di Monteforte. L'ambientazione storica del Palio scaturisce da un episodio accaduto nell'anno 1109, quando Guglielmo di Monteforte, entrato in possesso del castello, per onorare la visita del feudatario Roberto di Sanseverino, decide di organizzare dei festeggiamenti.Il coinvolgimento dell'intera comunità montefortese è garantito dalla partecipazione di 7 contrade storiche, che comprendono località ben definite; esse sono così menzionate: Gaudium, Borgo, Pronella, Molino, Loffredo, Bottai, Taberna.
Ciascuna è caratterizzata da uno stemma e colori che si riscontrano nell'abbigliamento e nei loro vessilli.
La gara conclusiva, e certamente la più impegnativa, è il "Cursus cercinae et copellae" (corsa r'o truocchio e r'a copella), competizione specificamente femminile che prevede la partecipazione di donne che dovranno percorrere un tragitto stabilito portando in testa un recipiente di legno (copella), pieno di acqua, senza l'aiuto delle mani, appoggiato sul caratteristico truocchio (panno avvolto a forma di tarallo per sostenere bene il peso). Detti giochi si svolgono nello spiazzo intorno al castello, del quale oggi rimangono soltanto dei ruderi dele mura perimetrali e due torri. La manifestazione si svolge nell'ultima domenica di agosto ed offre al visitatore la possibilità di essere coinvolto, per una intera goirnata,in una suggestiva atmosfera medievale creata dalle contrade lungo l'intero percorso. Oltre ad assistere all'evento, sarà possibile assaporare pietanze medievali e prodotti tipici locali, il tutto innaffiato dagli ottimi vini irpini.
Dunque, la “canzone di Zeza” si spostò più nell'entroterra campano, dove è sopravvissuta fino ad oggi, assumendo le caratteristiche culturali tipiche del territorio. In Irpinia lo spettacolo della Zeza si è diffuso in diversi comuni (Bellizzi Irpino, Cervinara, Mercogliano, Capriglia Irpina, Monteforte Irpino, Volturara Irpina, Montoro e Solofra), riprendendo lo stesso tradizionale canovaccio ma adattando le battute dei dialoghi e il nome dei personaggi.
I BATTENTI
La tradizione dei Battenti trova le sue radici nelle forme più esasperate del misticismo medioevale. Già nelle regole di S. Benedetto era prevista la"mortificazione della carne" come mezzo di espiazione dei peccati o, più in generale come manifestazione di ardente amore verso Gesù Crocifisso. Tale pratica era però circoscritta alla vìta ascetica dei monaci. Storicamente, come manifestazione popolare, essa risale al 1260, anno in cui l'eremita Ranieri Fasani, ritenendo imminente la fine del mondo, invitò i cittadini di Perugia, ad uscire in processione vestiti di un umile sacco ed a flagellare il proprio corpo con cinghie e corde. A questo primo movimento di "penitenti", venne dato il nome di "Disciplinati di Cristo".
Ben presto questa manifestazione di canto si diffuse non solo in tutta l'Italia settentrionale ma anche in Francia, Germania, Austria, Polonia. Conseguenza, diretta di questa rapida diffusione fu la nascita di numerose confraternite laiche, ciascuna delle quali adottò proprie regole, costumi, intitolazioni. i "Battenti di Monteforte", possono vantare un passato secolare, un primato indiscusso, attestato da un documento conservato presso l'archivio Segreto Vaticano. L'interessante notizia è contenuta in una relazione, fatta dal Vescovo di Venosa in occasione di una visita Apostolica eseguita nel settembre de 1630. In questa relazione, nella parte dedicata alla chiesa di S. Martino, leggiamo:
Nell'altare sotto il titolo dei BATTENTI è eretta una confraternita dello stesso nome, vestita con sacchi, che viene retta da due Maestri, al presente Ottaviano de Stefano e Ottavio Jammello (Gimmelli n.d.r.), i quali con le elemosine che cercano, somministrano quanto è necessario allo stesso altare, e rendono conto della loro amministrazione alla fine dell'anno.Si esercitano secondo le proprie regole. La congrega prende parte alle processioni generali e, quando è chiamata, ai funerali, sotto il proprio vessillo e l'insegna del Crocifisso. Il documento è particolarmente interessante, in quanto per quello che ci risulta, in nessuna parrocchia della nostra diocesi esisteva una confraternita simile. Questa singolarità non deve meravigliare, in quanto la Chiesa Collegiata di Monteforte ha avuto nei secoli un'importanza rilevante, che l'ha posta sempre in un piano di alta dignità e considerazione nell'ambito di tutta diocesi.La sera del 15 luglio ogni partecipante adempie al dovere della confessione.
La mattina, del 16, di buon'ora, dopo aver ascoltato la S. Messa nella chiesa parrocchiale di S. Nicola, i battenti, nella divisa usuale, ma senza indossare la fascia, si recano in "ordine sparso" al luogo del raduno, che in questi ultimi anni è stato la via Macchia di Avellino. In questa fase i battenti non devono sottostare ad altra regola, se non quella di evitare luoghi frequentati, in quanto quel procedere disordinato ed inevitabilmente vociante sarebbe in contrasto con "il religioso silenzio" , e la "marcia ordinata", che di li a poco dovranno imporsi. A vari intervalli, i veterani, al centro della strada regolano l'andatura. Giunti in prossimità di Alvanella, i fuochi pirotecnici interrompono per pochi minuti la marcia; i battenti si inginocchiano in raccoglimento. Al suono della trombetta,riprendono il cammino nella consueta andatura. Giunti all'inizio del paese, le mamme e le spose porgono loro dei fiori: à l'omaggio alla Madonna. A questo punto à consentito aggregare alla comitiva i più piccoli. Dopo aver percorso via Loffredo e Corso V. Emanuele, si procede verso la Portella dove è situata la chiesa della Madonna del Carmine. Nei pressi della chiesa, i fedeli percorrono in ginocchio alcuni metri, fino alla statua della Madonna, dove con l'offerta dei fiori e il bacio del manto, si conclude il rituale.
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