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  STORIA DI CAPRIGLIA IRPINA


  • Origini

    La prima fonte documentale riguardo l'esistenza di Capriglia Irpina risale al 956 d.C., anno in cui venne redatto un atto di donazione a favore dell'Abbazia di Cava dei Tirreni da parte di un certo Castelmondo, figlio di Orso, riguardo ad alcune terre poste "in loco ubi Caprilia dicitur". Il toponimo è, però, di epoca certamente più antica e secondo la tesi prevalente deriverebbe dal latino “caprile” o “caprilia” (stalla delle capre), per l’esistenza in loco, in epoca romana, di un ricovero estivo per le greggi di capre. La presenza romana è documentata da necropoli e ville rustiche risalenti al tempo di Cristo, che inducono a ritenere plausibile l’utilizzo dell'acqua di una sorgente e di una cascatina ubicate in una delle zone più antiche di Capriglia, denominata Ischia.

  • I Longobardi

    Con l’avvento dei Longobardi, il territorio di Capriglia entrò a far parte delle Terre Beneventane e venne occupato stabilmente a seguito della costruzione del sacello di S. Maria ad Submontem, tra il V ed il VI secolo, su iniziativa del futuro S. Vitaliano, Vescovo di Capua. Infatti, attorno a tale eremo vennero fatti insediare alcuni vassalli con le proprie famiglie, i quali dettero vita al Casale di Capriglia-Embreciera, anche denominato Santa Maria, sotto la giurisdizione ecclesiastica del monastero beneventano di S. Modesto ed il potere dei feudatari longobardi del castello di Summonte.

  • I Normanni

    L’esistenza della succitata chiesa è testimoniata sia da un atto di compravendita del 1025, avente ad oggetto un castagneto facente parte dell’area dell’eremo, che da un documento del 1174 con il quale il monastero di S. Modesto di Benevento cedette il casale di S. Maria all’abbazia di Montevergine. Il territorio occupato dal casale di Capriglia venne distaccato dal feudo di Summonte con l’avvento dei normanni, i quali lo fecero rientrare in un nuovo feudo, con a presidio una nuova fortezza: il Castrum Caprilii.  Dal catalogo dei Baroni, compilato a seguito del censimento dei feudi e dei feudatari del Regno, ordinato da Re Ruggero, si rileva che signore di Capriglia era un certo Rinaldo, al quale il borgo fortificato era stato venduto da tal Giovandotto, sub-feudatario del Conte di Avellino. Nel 1169, il feudo passò, invece, nelle mani di Ruggero de Fragneto che, già signore di molti altri feudi tra cui Sant'Angelo a Scala, ne favorì l'integrazione costituendo la baronia di Sant'Angelo a Scala.

  • Gli Svevi

    Durante la dominazione Sveva, il feudo di Capriglia venne incamerato dalla Regia Corte di Napoli e solo con gli Angioini ritornò a far parte delle Terre beneventane, precisamente del Giustizierato di Principato Ultra; di questo periodo è anche la costituzione dell’Universitas di Capriglia, il cui simbolo era uno scudo che racchiude una capra dei nobili Caprioli su un monte roccioso a tre punte. Con gli Aragonesi, il feudo di Capriglia venne venduto a Diomede Carafa, al quale successe il secondogenito Giovanni Antonio, padre del futuro Papa Paolo IV, al secolo Gian Pietro Carafa. Il governo del feudo da parte dei Carafa va ricordato soprattutto per l’edificazione sulle rovine del preesistente Castrum Caprilii del proprio palazzo residenziale, oggi conosciuto come Palazzo Carafa.

  • I Carafa

    I Carafa tennero Capriglia fino al 1586, dopodiché si alternarono alla guida del feudo diverse famiglie, tra cui anche quella dei Caracciolo, con Marino Caracciolo Principe di Avellino. Negli anni successivi e fino all'abolizione dei diritti feudali, molti altri feudatari detennero il paese, tra questi il marchese di Arneto, Gaetano Amoretti, che morì l’8 settembre 1775 senza lasciare eredi maschi. Il feudo venne, pertanto, incamerato dalla Corona che lo vendette nel 1780 alla famiglia Macedonio, che lo tenne fino al 1806, quando vi fu l'abolizione della feudalità e delle Università con la creazione della Provincia di Avellino.

 

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