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  STORIA DI ALTAVILLA IRPINA


  • Origini

    La presenza dell'uomo nel territorio di Altavilla Irpina può farsi risalire al periodo preistorico, precisamente alla tarda età del Ferro, per il ritrovamento in loco di diversi reperti archeologici dell'epoca. In località Campo dei Santi sono state rinvenute un gruppo di tombe a fossa contenenti ceramiche da mensa, mentre in località Tufara sono state rinvenute coppette a vernice nera, testine e statuette, una cuspide di lancia ed un coltello di ferro, tipico corredo di una tomba sannitica. La presenza dei Samnites Hirpini è pure testimoniata dal ritrovamento, in contrada Spilacito, di due ganci figurati di un cinturone di bronzo della seconda metà del IV secolo a.C. . La presenza romana è testimoniata, invece, dal ritrovamento in località Ortolano di due fornaci per la cottura di tegole e mattoni. Evidentemente i dominatori Romani conoscevano l'importanza strategica del territorio di Altavilla proprio perché situata sulla strada che da Abellinum (odierna Atripalda) portava a Beneventum (odierna Benevento). Se questi ritrovamenti sono il segno evidente della presenza umana nel territorio, al contempo non può concludersi che a quel tempo il territorio presentasse abitazioni stabili e tanto meno un villaggio o casali. Secondo la fantasiosa ricostruzione di alcuni storici, Altavilla, come primo insediamento urbano, sarebbe sorta "sulle rovine di quella Petilia che, al dire di Virgilio, fu fondata da Filottète", una figura della mitologia greca, figlio di Peante e Demonassa (o Metone). Questa versione interessa poco gli storici data l'assoluta infondatezza della cosa. Qualche studioso ha invece sostenuto che Altavilla deriverebbe dall'antico Scandiano, ovvero il praedium Scantinianum. Ma anche questa ipotesi va scartata. A tal proposito le parole di Angelo Caruso: "Si tratta di pura invenzione, perché un centro abitato denominato Scandiano non è mai esistito, né durante la dominazione normanna, né prima, né dopo, nelle vicinanze di Avellino. Quel nome difatti non appare nei documenti dell'archivio di Montevergine. Esso non si trova nel Catalogo dei baroni e manca pure nel documento svevo relativo ai castelli".

  • Periodo Feudale

    La prima espressa menzione di un centro abitato nel territorio dell'odierna Altavilla Irpina risale al XII secolo e a Falcone Beneventano che lo identifica con il nome di Altacauda, già in quel periodo avente dignità di "castello", anche se non aveva un proprio feudatario ma con Grottolella e Summonte nelle mani di Raone de Fraineto, suffeudatario del conte di Avellino. Da un documento del 13 novembre del 1183 può anche desumersi in Altacauda la costituzione di una regolare universitas medievale, e non di semplici abitati senza alcuna personalità giuridica. Secondo alcuni scrittori il nome del feudo di Altacauda venne modificato in quello di Altavilla, nella seconda metà del XII secolo, per volere del feudatario Luigi De Capua, in ricordo di Hauteville di Normandia, dalla quale proveniva la sua famiglia. In realtà tale ipotesi è da scartare perché il feudo venne dato alla famiglia De Capua solo nel 1315 mentre con assoluta certezza può affermarsi che il nome Altacauda venne modificato in quello di Altavilla nel periodo circoscritto tra la la fine del 1183 e la fine del 1221, in quanto il documento in cui troviamo con certezza ancora il nome di Altacauda è quello del 13 novembre del 1183 mentre quello in cui si fa per la prima volta menzione al nome Altavilla è un documento notarile del gennaio 1221. Più probabile è che il cambiamento si verificò quando il feudo era nelle mani di Emma de Fraineto, perché costei subentrò nel governo del feudo dopo il 1182 e lo detenne fino al 1220. Pura ipotesi è che Emma de Fraineto abbia imposto il nome Altavilla in onore del secondo marito Corrado Insuivilla, secondo la correlazione Insui-Villa e Alta-Villa. Un documento angioino fornisce la notizia che nel 1269 il feudo di Altavilla passò dalle mani della famiglia de Fraineto a Simone Bagot, milite e familiare del Re Carlo I D'Angiò. Il 9 dicembre 1284 la Regia Corte comunica al Giustiziere di Principato Ultra che il castello di Altavilla è passato per munificenza regia al milite Angaraimo de Assoumville. Con l'ascesa al trono di Roberto D'Angiò il feudo di Altavilla venne comprato da Bartolomeo De Capua al quale il Re, per premiarlo dei grandi servizi resi, donò l'annua rendita di 400 once di oro da investirsi in feudi. Iniziò così su Altavilla il potere feudale della famiglia De Capua che si protrasse fino al 30 marzo 1792 quando l'ultimo discendente della famiglia, Bartolomeo VI, morì senza lasciare eredi ed i suoi feudi passarono al Regio Fisco. Tra i signori feudali della famiglia De Capua va ricordato Andrea I, soprattutto perché il 16 dicembre 1395 sposò Costanza di Chiaromonte, ex moglie del Re Ladislao, e con la quale intorno al 1400 trascorse del tempo all'interno del Palazzo Comitale, da poco costruito. Con il passaggio di Altavilla al Regio Fisco, il territorio venne aggregato come università regia alla Provincia di Principato Ultra. Il 14 dicembre 1862, con un regio decreto, vi è aggiunto l’aggettivo Irpina al nome Altavilla.

  • I Normanni

    Per la storia del paese irpino, un anno fondamentale è rappresentato dal 1886, quando l’ingegner Primo Lattanzi, per disposizione della direzione della facoltà di chimica italiana e del consorzio agrario di Avellino, fu incaricato di compiere delle ricerche nel territorio del comune di Altavilla Irpina e ritenne probabile l’esistenza di giacimenti di zolfo in località bosco della Palata. In seguito ai suggerimenti di questo ingegniere iniziarono contemporaneamente gli scavi da parte di “Ferdinando Capone” di Altavilla e dei “Di Marzo” di Tufo con ottimi risultati. nel 1907 quando l'attività estrattiva era in piena efficienza il Severini scrive che per Altavilla si trattò "di un vero tesoro, una sorgente inesauribile di ricchezza, la fonte principale di vita, uno dei più preziosi doni, che la munificente natura abbia potuto largire ad Altavilla".

  • Dopoguerra

    Dalla fine del secondo dopoguerra, l'attività estrattiva ha subito un irreversibile declino attribuibile a diverse cause: la concorrenza estera, la diminuita richiesta del prodotto, il mancato aggiornamento dei metodi di estrazione e lavorazione dello zolfo. L’estrazione del minerale cessò nel 1983, la miniera è attiva ancora oggi, ma le operazioni sono limitate alla miscelazione, macinazione e imballaggio dei prodotti per usi agricoli, con l’impiego prevalente di zolfo di importazione, proveniente da operazioni di desolfazione di combustibili fossili (petrolio e metano).

 

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